CARLO ZAULI a SIENA
Oratorio della Nobile Contrada del Nicchio
15-24 maggio 2015
Inaugurazione
Venerdi 15 maggio ore 18.30
Prosegue l’itinerario 2015 dell’opera di Carlo Zauli in luoghi storici della storia culturale italiana. Dopo il Museo Civico Medievale di Bologna e la Pinacoteca di Città di Castello, è la volta della ex Chiesa di Santa Chiara, all’interno della nobile Contrada del Nicchio di Siena.
Ancora una volta, seguendo una modalità espositiva a noi molto cara, le opere scultoree dialogano con le affascinanti rovine della ex chiesa, uno spazio inconsueto da scoprire attraverso l’installazione dell’artista faentino.
Presentare il lavoro di Carlo Zauli a Siena e, in particolare, nella storica Contrada del Nicchio, significa cogliere l’occasione per sottolineare quegli elementi tecnici e culturali dell’opera dell’artista faentino che appartengono anche alla cultura di questa città, seguendo una modalità di relazioni tra opere e luoghi a noi molto caro, che ci ha guidato sia nella realizzazione del Museo Carlo Zauli sia in alcune delle più importanti tappe espositive dedicate all’artista.
Carlo Zauli, dopo avere studiato ceramica nell’Istituto d’Arte faentino, rilevò, nel 1949, insieme a tre compagni di scuola, una storica bottega che oggi è diventata il Museo che porta il suo nome. Partendo da una carattere puramente artigianale, l’opera di Zauli si evolse, nell’arco di una decina d’anni, con esiti ben differenti che videro la realizzazione di grandi opere in dialogo con l’architettura (pensiamo al grande rilievo per la reggia di Baghdad, nel 1958) e lo sviluppo di un linguaggio scultoreo vero e proprio. Gli anni sessanta videro il completamento di questa evoluzione ed il definitivo approdo a quel linguaggio espressivo che gli valse fama internazionale e che così dichiaratamente testimoniava lo stretto dialogo con la Natura e con quella terra che era il materiale stesso del proprio lavoro. Terra, dunque, intesa sia come base tecnica della propria ricerca sia come centro di ispirazione del proprio modo di essere artista. La terra, il vaso, le forme geometriche primarie: elementi arcaici, primordiali ed essenziali che, ripensati continuamente, costituiscono la base del proprio linguaggio scultoreo.
La continua ricerca, il desiderio di sperimentare e la grande attitudine di Zauli alla relazione con altri artisti ed intellettuali del proprio tempo, sono state per noi le esperienze formative più importanti ed hanno costituito, nel 2012, la fonte d’ispirazione principale del progetto del Museo Carlo Zauli.
Il Museo nasce, infatti, da una visione dello stesso artista che, alla fine degli anni Ottanta, aveva già trasformato una parte del proprio studio-bottega in un futuro centro conferenze sulla ceramica contemporanea. L’idea originaria del Maestro fu lo spunto che diede vita al nostro progetto: un museo che raccontasse la storia dell’artista e che fosse aperto alle sperimentazioni dell’arte contemporanea. Volevamo rendere il luogo dedicato ad un artista scomparso uno spazio vivace, pieno di relazioni, di spunti culturali che, ruotando attorno al sua opera e agli spazi di lavoro, pulsasse di attualità e di sperimentazione: all’interno della nostra programmazione quindi, accanto ai progetti di residenza, grande importanza ha naturalmente sempre avuto la rilettura e l’attività espositiva itinerante dell’opera di Carlo Zauli.
In questo caso abbiamo scelto di presentare l’opera di Zauli dal punto di vista di un materiale, la terracotta, che attraversa tutta la propria vita artistica e ricerca, ponendo inoltre particolare attenzione alla ricerca zauliana sul vaso, in omaggio all’identità storica di chi ci ospita a Siena in questa occasione.
Vaso e terracotta diventano nell’opera di Carlo Zauli strumenti di scultura, sin da quando, alla fine degli anni cinquanta, egli abbandona la ricchissima ricerca cromatica tipica della ceramica italiana di metà novecento, per approfondire ed addentrasi con piglio alchemico in una sperimentazione monocromatica che esaltasse le forme e che, da quegli anni, diventa in lui preponderante. Nascono in questi periodi i famosi vasi dalle forme morbide ed essenziali ricoperti da quello smalto bianco grigio, monocromo e al tempo stesso ricco di sfumature tonali che passerà poi alla storia della ceramica con il nome di “bianco Zauli”.
Ed è proprio in questo periodo, tra il 1960 e il 1965, che si hanno i primi importanti lavori, vasi e altorilievi soprattutto, che pongono in dialogo questo morbido smalto e la terracotta, fortissima passione estetica anche privata di Zauli. Ricordo in quel periodo l’acquisto di alcuni grandi orci senesi che, dopo essere rimasti per qualche anno nel cortile dello studio laboratorio, diventarono la prima presenza scultorea del giardino della nostra casa, in dialogo con le sculture che di lì a poco vennero poste a breve distanza, a sottolineare ancora una volta un connubio che, in mio padre, pareva naturale e irrinunciabile. Perchè per Zauli fare scultura in ceramica, e farlo in senso contemporaneo, ha sempre significato comunque portarsi addosso tutta la storia stessa della materia, tutte le testimonianze implicite che essa porta con sé; testimonianze preistoriche, arcaiche, moderne e contemporanee, che costituiscono un piano di appoggio così profondo da trasformare un semplice oggetto fittile, un vaso, in un simbolo dell’esistenza, della vita, del pensiero dell’uomo considerato sempre in quanto parte della Natura, o in dialogo con essa. E’ forse questo senso di essenzialità che il vaso porta con sé ad aver sempre attratto Zauli tanto che, pur evolvendo il proprio linguaggio scultoreo verso forme primarie solcate, lacerate, trasformate dalla materia intesa allo stato più naturale, non ha mai abbandonato la sperimentazione sul vaso, dando vita prima a quelli che Giulio Carlo Argan definì nel 1966 “vasi-scultura”, poi ai vasi sconvolti negli anni settanta e, per ultime, alle sensualità dei tardi anni ottanta.
Un percorso, quello sul vaso, che qui viene sinteticamente ripercorso e nel quale la terracotta si pone quale elemento di dialogo cromatico al “bianco di Zauli” e rappresenta un fil rouge che lega ai vasi le sculture che completano la mostra e portano il nostro sguardo verso la grande stagione dei fremiti naturali, sculture nelle quali onde, increspature, vibrazioni solcano e trasformano i primari, ovvero i volumi geometrici che fungevano per Zauli da stazioni di partenza del proprio pensiero scultoreo, e che anche nell’opera finita si ravvisano sempre quali basi strutturali delle opere.
Un percorso sintetico dunque, ma esauriente, sull’opera scultorea di Carlo Zauli; un’opera che, pur andando spesso oltre il proprio materiale d’elezione per esprimersi negli altri materiali classici della scultura, il marmo ed il bronzo, partiva ed arrivava sempre alla terra, a quell’argilla che unisce i nostri territori di appartenenza.
(Matteo Zauli)
dettagli tecnici:
Carlo Zauli a Siena
Oratorio della Nobile Contrada del Nicchio
15-24 maggio 2015
Inaugurazione Venerdi 15 maggio ore 18.30
Nobile Contrada del Nicchio
Oratorio di San Gaetano
Via dei Pispini, Siena