Attraverso una serie di gallerie fotografiche, ecco un viaggio fra le opere dello scultore, qui di seguito suddivise nelle tipologie più tipiche del suo lavoro.
Attorno ad un vaso (dal 1950 al 1967)
Il vaso, archetipo di ogni ceramista, è al centro della ricerca del primo periodo di Carlo Zauli il quale, uscito dall’Istituto d’Arte di Faenza, si dedica da subito ad una produzione contemporanea, innovandone nel giro di pochi anni tecniche, forme e scelte decorative.
vai alla gallery
Fremiti naturali (dal 1967 al 1993)
Alla fine degli anni Sessanta, Carlo Zauli approfondisce la propria ricerca più compiuta partendo da forme primarie solcate da quel fremito vitalistico e materico che diventa il centro della propria vicenda artistica. I solidi geometrici sembrano naturalizzarsi e pervadersi di intensa sensualità grazie a movimenti endogeni che si rivelano su superfici dolcemente mosse e sinuose. L’equilibrio, perennemente fragile, tra questi opposti formali diviene la chiave dell’interesse fortissimo verso l’opera di Zauli da parte di culture distanti, in particolar modo quella giapponese, nel cui dialogo filosofico tra ying e yang, per sua stessa ammissione, l’artista si riconosce perfettamente. Tale dinamismo, continuamente riplasmato negli anni a seguire, giunge talvolta a lacerare tali forme, lasciandone intravedere e scaturire la ruvida materia interna.
vai alla gallery
Ricerche geometriche (dal 1966 al 1987)
E’ attraverso la ricerca nel campo della ceramica del design industriale e la realizzazione di vasi sempre più regolari e perfetti, che Carlo Zauli approfondisce la propria ricerca scultorea spiccatamente geometrica. A partire dai rilievi del 1966 fino ad arrivare alle sculture della fine degli anni Ottanta, la geometria diventa a più riprese il tema principale da porre in relazione alla propria sensibilità materica.
vai alla gallery
Gli sconvolti (dal 1976 al 1987)
Anche dopo aver raggiunto la propria piena maturità scultorea, Zauli non abbandona il primo oggetto di osservazione – il vaso – lacerandolo, sconvolgendolo, includendolo nella stessa metamorfosi delle proprie forme geometriche primarie. Nascono così nel 1976 i vasi sconvolti, lacerati o piegati da una violenta gestualità, e nel 1987 le sensualità sconvolte, vasi che si richiudono fino a diventare moduli per l’ultima, drammatica evoluzione scultorea dell’artista.
vai alla gallery
Le zolle (dal 1972 al 1987)
E’ soprattutto quando affronta il tema delle zolle che Zauli rende esplicita l’intima simbiosi della sua opera con la terra. Terra, dunque, considerata sia come materia sensibile e punto di partenza di ogni propria opera in ceramica e non, sia come propria radice geografica. Opere, quali le Arate o le Zolle, nascono dall’assemblaggio su supporti geometrici di vere e proprie zolle di argilla prelevate dall’impastatrice e direttamente applicate sul supporto stesso e nella propria irregolare morfologia, esprimono la forza primigenia e la ruvida consistenza della materia.
vai alla gallery