UNIVERSO NERO
installazione con testi di Lorenza Boisi e musica di Alessandro Tomarchio
dal 10 al 18 ottobre 2018
evento nell’ambito di
Energie Diffuse – Emilia -Romagna un patrimonio di culture e umanità
Durante la Settimana del Contemporaneo faentina il museo espone Universo Nero, l’installazione di Lorenza Boisi e Alessandro Tomarchio ispirata alla celebre piastrella di Carlo Zauli, creata appositamente in occasione della mostra al Midec di Laveno Mombello, tutta dedicata allo scultore faentino.
Lorenza Boisi, curatore della mostra e direttore del Midec, ha ideato questo allestimento speciale pensato espressamente per arricchire la presenza della piastrella, creazione degli anni 70 ma sempre attuale nel suo decoro essenziale ed evocativo.
In chiusura della mostra di Laveno, Universo Nero arriva a Faenza, unendo la piastrella di Carlo Zauli ad un racconto di Lorenza Boisi, che riportiamo di seguito, e ad una composizione di musica elettronica di Alessandro Tomarchio, da ascoltare anche a questo link.
Appunti per un romanzo di Fantascienza ispirato ad una creazione di Carlo Zauli.
UNIVERSO NERO
di Lorenza Boisi
2018
Nell’anno caudale A5/63, conducevo finalmente una vita ordinaria.
Non sudavo più, non gemevo più, camminavo con le mie stesse gambe, guardavo il geoide con i miei stessi occhi e potevo andarmene in giro come quello che credevo essere un uomo libero.
Il sistema condensato veglia/riposo/consumo/pensiero/ occupazione formale era vigorosamente scandito da un mandato del Governo Quadrale.
La torre di richiamo diffondeva, dalle sue rampanti ed inarrivabili altezze, echi di appello alle fasi consecutive. Il Governo Quadrale aveva ripescato, non senza un certo nostalgico sarcasmo, alcune vecchie lagne del tempo pre-Quadrale, del cosiddetto: Tempo Bianco.
Un crescendo di cori femminini celebrava la dea profana, dagli stivali di vernice, calice di bellezza, ripetendone le iniziali:
BB – BB – BB – BB –
Queste consonanti dell’alfabeto lineare, occlusive bilabiali sonore, ci ricordavano la necessità di esistere e di non smettere di partecipare al sistema condensato, dove ognuno di noi, completamente aderente e consapevole, cooperava al perpetrarsi ed all’officiare della nuova epoca Quadrale.
Già nel Tempo Bianco, qualche Veggente aveva sentito per via epidermica e descritto con i segni di aria l’avvento della Grande Trasformazione Cinetica, che avrebbe condotto il nostro pianeta, da una condizione di impermanenza millenale chiara, alla Camera Obscura, oggi conosciuta come UNIVERSO NERO: il Tempo Immobile e sempiterno, condensato e definito dall’allora forma sociale del Governo Quadrale.
’UNIVERSO NERO si era acceso su di noi come un’ombra progressiva, come l’ora che volge al desio, illuminando di crepuscolo prima, di retino puntinato poi ed in fine di buio compiuto, tutto il nostro Increato.
L’UNIVERSO NERO, sino dal 999.007 – annuario di Brentano, aveva abbracciato l’Increato con concupiscente profondità, avviluppando il nostro pianeta, in una coltre amichevole e fresca di colore nero satinato.
Già dai primi barlumi del mattino del 999.007, gli indici di Obscura si erano impennati concedendo a tutti noi la speranza di un sollievo dal Tempo Bianco.
Insperata, la Liberazione dalla luce Bianca e dal suo Rumore, si era resa manifestata giorno dopo giorno, invocata in feroci liturgie propiziatorie pubbliche.
Il Rumore Bianco, algido e caotico, si era reso presto cospicuo per assenza, soprattutto nelle regioni dei deserti di Manganese dove, il nero della polvere, pareva averlo assorbito come avrebbe fatto una spugna-psicofila con i tanti pensieri di cui, un cittadino qualunque del Tempo Bianco come sono stato io, necessitava sgravarsi velocissimamente.
I vasti deserti di Manganese bruciavano sotto la catena del Meridio.
Nere ed incolmabili lande di polveri pesantissime e silenziose, avevano bevuto il Rumore Bianco e con esso, pure la tanta luce che questo si portava ineluttabilmente con sé.
L’avvento dell’UNIVERSO NERO, ci aveva, noi creature fragili, incomplete ed albine, resi liberi dal giogo della cecità, concedendoci il conforto di una tenebra fitta, mobile ed infinità, serico ed organico velluto di eterno.
Tornarono a fiorire le Aspidistre di Ray e le delicatissime Strelitzie Allumine si insediarono in spettacolari arborescenze endemiche tra i crepacci di rocca, rinvigorite dalla luce Nera e dalla frescura salubre che l’UNIVERSO NERO aveva rivendicato per tutto il pianeta.
Se nel millenale del Tempo Bianco, flora e fauna erano bruciate, immolate all’abisso luminoso e fisso, nel tedio rumoroso di un costante e diffuso brillare, la Luce dell’UNIVERSO NERO aveva risvegliato tutta una umbratile e mutevole Natura Cinetica, le Naturalia della stella mobile. Il clima corroborante ed umido, unitamente al buio, avevano permesso il rigenerarsi ed il moltiplicarsi di molte bellezze dimenticate e nuovamente gratificanti per i nostri occhi cerulei, essi stessi resi fisiologicamente utili e funzionali…