Silvia Celeste Calcagno al museo

0 Posted by - 23 Aprile 2018 - Non categorizzato

Silvia Celeste Calcagno
LA PLASTICITA’ DEL SE’ (Room 60)

Con Silvia Celeste Calcagno continua la collaborazione del Museo Carlo Zauli con AICC Associazione Italiana Città delle Ceramiche su progetti formativi contemporanei ed inediti pensati per i ceramisti, in particolare rivolti ai residenti delle Città della Ceramica.

Museo Carlo Zauli
7.8.9 luglio > workshop
9.25 luglio > installazione

con il sostegno e la collaborazione di
AiCC – Associazione Italiana Città della Ceramica

foto Fabio Liverani
per l’album completo ti invitiamo alla gallery su flickr.

I laboratori che furono di Carlo Zauli, dal 2002 sono teatro di sperimentazioni ceramiche promosse dal museo a lui intitolato attraverso residenze con artisti contemporanei internazionali, e rappresentano il luogo ideale e naturale sul territorio per creare incontri ed esperienze, generare idee innovative, approfondire temi attuali legati al mestiere del ceramista.

Dopo quello con Paolo Polloniato del 2017, l’invito del museo va a  Silvia Celeste Calcagno, che conduce i partecipanti in un viaggio alla scoperta della propria identità, acquisendo gli strumenti tecnici legati alla stampa su ceramica.

Dopo tre giorni di lavoro in laboratorio, il workshop apre al pubblico, per restituire a tutti i risultati del lavoro, all’interno del calendario MCZ Padiglione Estate 2018, in concomitanza con l’opening dell’installazione di Silvia Celeste Calcagno, visitabile fino al 25 luglio 2018.

In collaborazione con
AiCC
Buongiorno Ceramica


«È lei! È proprio lei! Finalmente l’ho trovata!», esultava Roland Barthes quando, nel suo celebre saggio “La camera chiara”, racconta di avere rinvenuto in uno scatolone, durante una giornata di novembre, il “Giardino d’inverno”, la fotografia che ritrae sua madre bambina. L’unica, fra tante, a restituire in modo autentico la sensazione sicura del ricordo della donna da lui tanto amata. Quel “reale che non si può più toccare”, la fotografia, che è anche “agente della Morte, l’alibi che nega lo smarrimento del vivente”.

Il fulcro del workshop sarà l’ampio e complesso tema dell’identità e il senso del doppio, da sempre affrontati nel percorso dell’artista. Tra “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello e la stereotipata moda del selfie, indagheremo con complessa solennità il tema dell’autoritratto fotografico allo specchio, il senso del doppio e le innate potenzialità della materia, forti della consapevolezza di non essere né fotografi e né necessariamente ceramisti. Attraverso queste due negazioni, proveremo ad affermare e codificare un nostro personale alfabeto mediante un preciso metodo.


La plasticità del sè: un incontro tra Silvia Celeste Calcagno ed il Museo Carlo Zauli

Nella mia vita, di artisti ne ho visti molti. Sono nato e cresciuto a casa di uno di essi ed ho conosciuto nell’infanzia e nell’adolescenza tutti gli amici e compagni di strada che mio padre frequentava, portandoli tutti a casa per un pranzo, una cena o una merenda con piadina o ciambelle. Poi ho conosciuto tutti quelli che ho avvicinato nel corso della mia carriera, prima intorno e poi dentro il vecchio laboratorio paterno trasformato in museo. In tutta questa esperienza mi è parso di capire che ci siano due modi di essere artisti. C’è chi guarda fuori di sè, trasformandosi in antenna ricettiva per il contesto sociale, antropologico, politico del proprio tempo e, di conseguenza, fornendone una personale sintesi estetica e formale; c’è chi invece parte sempre dalla propria identità, da quello scavo interiore, da quella ricerca che da millenni ci pone idealmente con la lanterna di Diogene in mano, a cercare incessantemente di far luce sull’oscura profondità di noi stessi e del mistero esistenziale che ci accompagna dal primo all’ultimo giorno della nostra vita.

Una ricerca tra i bagliori che fendono l’oscurità che può portarci davanti ad una superficie riflettente, e porci di fronte alla nostra stessa immagine, al nostro doppio, ad un più nitido contorno dello stesso mistero e, partendo da esso, a territori più vasti, che portano lontanissimo da uno sterile solipsismo.

Da molto tempo seguo il lavoro e la ricerca di Silvia Celeste Calcagno con un’attenzione ed un’ammirazione che pone le proprie radici a diversi livelli di profondità, tali e tanti sono i motivi di riflessione che la ricerca dell’artista ligure esercita su chi, come me, riflette sui piani di intersezione tra materiale ceramico e espressione artistica contemporanea, tra tecnica e spessore concettuale.

E proprio dalla ceramica ritengo che sia giusto partire, anche se tale aspetto non è il primo che a rigor di logica bisorrebbe affrontare parlando dell’artista ligure.

Al momento esatto in cui scrivo, nel luglio del duemilaediciotto, Silvia Celeste Calcagno è senz’altro un’artista di riferimento per chiunque osservi, studi o lavori con la ceramica nell’arte contemporanea. La centralità di tale ruolo è dovuta a due aspetti fondamentali che caratterizzano il suo lavoro, e che sono presenti ormai da qualche anno nella propria ricerca: un’utilizzo peculiarissimo ed assolutamente personale della tecnica e la nitidezza dei propri contenuti artistici, che vanno molto al di là di un contesto di genere che, appunto, contraddistingue la visione tecnica delle arti.

Come per alcuni altri maestri, infatti, l’opera di Calcagno esalta la materia pur travalicandola completamente e pur essendo arte senza nessuna necessità di giustificarne tale accezione con la straordinaria risultanza tecnica.

Come accade soltanto a pochissimi scultori ceramisti, infatti, la preziosità tecnica, che in ogni caso resterà agli annali della storia ceramica dei nostri giorni, è soltanto un abito all’interno del quale l’opera d’arte decide di manifestarsi e attraverso la quale l’artista esprime il proprio delicatissimo universo estetico che attraverso la materia ci conduce dentro quella caverna appena illuminata dalla lanterna dell’intuizione che è la ricerca del sè.

La ruvida materia, dunque, diviene elemento dialettico perfettamente funzionale, anche se apparentemente antitetico, alla fragilità e a quel sistema di sfumature che ruotano attorno e determinano il concetto di identità. La materia, la ruvidezza cromatica, l’essenzialità delle terre, la rigorosità del colore miracolosamente si fondono alle nuances identitarie, appunto, dell’artista e dei propri doppi che, come in un gioco di specchi, ci riportano sempre ai bagliori della nostra caverna primordiale ed al nostro primordiale mistero.

Questa incessante ricerca e la propria instancabile coerenza concettuale hanno portato Silvia Celeste Calcagno ad essere protagonista di questo workshop e di questa installazione tra le sale espositive e laboratoriali del Museo Carlo Zauli: due esperienze che l’artista ha, con diversi strumenti, intepretato con la tenacia ed il desiderio di non imitare se stessa, con la giusta ambizione di innescare un confronto tra l’opera di Zauli e la sua, tra gli ambienti e le proprie presenze iconografiche, ricorrendo con grande libertà espressiva ai diversi media che sono parte del suo lavoro, come ad esempio anche il video.

Un confronto portato su territori lontanissimi dal consueto e dal prevedibile, che spalanca scenari nuovi ed imprevisti anche sull’opera di Zauli, che Silvia Celeste tiene sempre al centro della scena, con la delicatezza di chi entra in una stanza in punta di piedi, con la fermezza di chi spinge tale dialogo su binari profondi, che occorre ritrovare -ammesso che sia necessario- affidandosi all’intuito selvaggio che spesso guida la comprensione dell’arte contemporanea.

Un esempio per tutti: nella sala anni 60, dominata dai grandi Vasi Bianchi e dalla Ruota Strappata, Silvia decide di intervenire con un suo lavoro site specific, Bless this house, un’installazione di molti monitor che raccontano per immagini il crollo di alcuni grandi palazzi. I video sono completamente virati al rosso, colore nascosto ma fondamentale nella composizione dello smalto bianco Zauli, perfezionato negli anni 60 ed assoluto protagonista della sala. Nei bianchi il rosso non è presente, perchè il selenio che ne dona il colore è soltanto una memoria di una temperatura, quella della maiolica, ampiamente superata dalla curva di cottura del grès. Resta soltanto una coloritura non uniforme e grigia, che dona il tipico effetto si superficie alle opere di Zauli.

Un passaggio cromatico nascosto, dunque, che ad uno sguardo attento ed approfondito lascia traccia di se ed al quale l’artista ligure si riallaccia quasi inconsapevolmente, ad intrecciare dialoghi intuitivi tra opere ed artisti che, pur appartenuti a tempi e contesti diversissimi ed apparentemente lontani, si muovono all’interno di quei rapporti dialettici che rappresentano lo scarto tra manufatto ed opera d’arte.

Matteo Zauli


LA PLASTICITA’ DEL SE’ ( ROOM 60 )
Silvia Celeste Calcagno

Museo Carlo Zauli
9.25 luglio 2018

Opening 9 luglio ore 21

Orari di apertura
Martedì – Sabato dalle 10 alle 13 e in occasione delle aperture serali (10, 16,17, 23, 24 luglio)
Visita guidata speciale con Matteo Zauli 23 luglio ore 19

Mostra a ingresso libero

Costi di ingresso museo
intero € 6,00
ridotto € 3,00
ingresso ridotto: 12-18 anni, over 65, portatori di handicap, gruppo minimo di 10 persone, titolari Selecard
ingresso gratuito: under 12, titolari membership card, guide turistiche e accompagnatori gruppi, possessori di Romagna Visit Card e in occasione di tutti gli appuntamenti serali


INFO WORKSHOP 

docente: Silvia Celeste Calcagno
introduzione: Matteo Zauli
periodo: 7-8-9 luglio 2018
target: ceramisti
luogo: laboratori del Museo Carlo Zauli, Via Croce 6
oggetto realizzato: stampa fotografica sperimentale su ceramica
NB L’utilizzo di toner non ceramici esclude naturalmente la cottura del pezzo, perché scopo del corso è fornire una traccia concettuale che stimoli i partecipanti ad una ricerca interiore legata al concetto di identità.

PROGRAMMA

Sabato 7 Luglio:
h 10.30 / 13.30 – 14.30 / 18.00
– presentazioni
– parte teorica
– costruzione di un set per la sessione autoritratto allo specchio
– shooting

Domenica 8 Luglio: 
h 10.30 / 13.30 – 14.30 / 18.00
– selezione , scelta ed elaborazione degli scatti
– produzione immagini attraverso un processo di stampa laser con toner non ceramici su carta da decalcomania.
– collodiatura delle stampe

Lunedì 9 Luglio:
h 10.30 / 13.30 – 14.30 / 18.00
– preparazione di 2/3 supporti
– trasferimento delle immagini su terra
– allestimento dei pezzi prodotti e presentazione del lavoro svolto
dalle h 21.00 presentazione al pubblico dei lavori finali e di una installazione di Silvia Celeste Calcagno

Il programma e gli orari possono subire piccole variazioni a seconda delle esigenze e dello svolgersi del workshop. E’ prevista una visita al MIC Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza in orario e giorno da definire.

quota di partecipazione
: € 200,00
gratuito per i partecipanti residenti o in attività presso le 36 città membre di AICC 
Riduzione 30% per iscrizioni entro il 15.6 e per partecipanti under 30.
Termine ultimo iscrizioni 2 luglio 2018.

la tariffa include:
– materiali (terra, ingobbio, pennelli, spatole, fogli decalcomanie, collodio, macchina fotografica e tutto il necessario per shooting)
– MCZ kit (attestato partecipazione, catalogo edito da MCZ, eventuale dispensa)
– segnalazioni di convenzioni su pernottamenti e pasti

Per informazioni e prenotazioni scrivi a museocarlozauli@gmail.com.

 


Silvia Celeste Calcagno è nata a Genova nel 1974, vive e lavora ad Albissola. Diplomata all’ Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova. Vince nel 2010 il I Premio Opera Pubblica Festival Internazionale della Maiolica Albissola MuDA Museo Diffuso Albissola Marina, nel 2013 il Premio Speciale Artisti in Residenza Laguna Art Prize Venezia, nel 2013 la Targa del Presidente della Repubblica, 57° Concorso Internazionale della Ceramica d’arte Contemporanea Premio Faenza e nel 2015, prima donna italiana, la 59° edizione del Premio Faenza.
Tra le mostre principali: Nerosensibile, Studio Lucio Fontana, a cura di Luca Beatrice, Albissola 2012, Not Me, Musei Civici Imola e Il Pomo da DaMo Contemporary art Imola ,a cura di Luca Beatrice 2014, Mood, PH Neutro Fotografia Fine-Art a cura di Luca Beatrice, Pietrasanta 2014, GNAM Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma 2015, Interno 8 La fleur coupée, Officine Saffi, a cura di Angela Madesani, Milano 2015, La sfida di Aracne Riflessioni sul femminile dagli anni ’70 ad oggi, Nuova Galleria Morone, a cura di Angela Madesani, Milano 2016, XXIV Biennale Internationale Contemporaine Musée Magnelli, Vallauris 2016, Il millenio è maggiorenne MARCA Catanzaro e Fabbrica Eos Milano, a cura di Luca Beatrice, 2017.
Nel 2017 espone in Corea, In the Earth Time. Italian Guest Pavillion Gyeonggi Ceramic Biennale Yeoju Dojasesang. Sempre nello stesso anno, presenta IF ( but I can explain ) al Museo d’ arte contemporanea Villa Croce, Genova a cura di Alessandra Gagliano Candela, esposto nel settembre 2017 nella Project Room della Nuova Galleria Morone, Milano con la quale presenta i suoi ultimi lavori ad Art Karlsruhe nel Febbraio 2018. Sempre nel 2018 espone al MARCA Museo delle Arti di Catanzaro nella mostra ” Il millennio è maggiorenne” a cura di Luca Beatrice.
Nell’ambito della V Biennale di Mosaico di Ravenna in collaborazione con il MIC Faenza inaugura la personale Il Pasto bianco (mosaico di me) a cura di Davide Caroli, l’ opera fa parte delle collezioni permanenti della storica Biblioteca Classense e MAR Ravenna.